Sacello Ossario del Pasubio
Descrizione
Situato sul colle Bellavista a 1250 metri s.l.m., è il primo Ossario ad essere stato costruito nella provincia di Vicenza. Nel 1917, per ricordare i caduti di Caporetto, i soldati costruirono una piccola cappella sotto la vetta del Pasubio.
Sorta la volontà di onorare i caduti della I Armata, si costituì un comitato nazionale per il Sacello-Ossario, presieduto dai generali Guglielmo Pecori Giraldi e Luigi Maglietta. Nel 1919 l’architetto Chemello offrì l’opera di progettazione e successivamente si aprì una cava alle pendici del Monte Cornetto per ricavare la pietra di costruzione, dalle sfumature nere e grigie.
Nel 1921 si deposero nel Sacello le prime 2000 salme di soldati ignoti caduti sul Pasubio e in seguito iniziarono i lavori per la costruzione della torre monumentale, che furono sospesi per mancanza di fondi ma ripresi poco dopo grazie all’aiuto economico apportato dalla “Fondazione 3 novembre”, creata dal generale Pecori Giraldi per onorare i caduti della I Armata.
Il monumento, ad oggi, accoglie le salme di oltre 5000 soldati, ed è composto da una cripta centrale e da una galleria circolare. Alla base la torre misura 10,5 metri e l’intera costruzione ne misura 35. Sui diversi lati sono riportate delle iscrizioni, tra cui: “Eroi della Prima Armata splenderete in eterno”, “Vigilante il Pasubio, i custodi invitti all’ombra della Croce, dormono in pace”.
Il piazzale d’accesso è stato progettato dall’architetto Vincenzo Bonato di Schio e misura 40 m in lunghezza e 32 in larghezza. Sul lato sud è presente una scalinata che porta alla cappella votiva, all’interno della quale si trova una statua dell’Immacolata in marmo di Carrara di Giuseppe Zanetti e delle decorazioni di Tito Chini.
Fu inaugurato il 29 agosto 1926 alla presenza di molte autorità, tra le quali il Re Vittorio Emanuele III. Nelle vicinanze del monumento è stato allestito dalla Fondazione sopraccitata un Museo di guerra, dedicato anch’esso alla Prima Armata.
Foto: Federico Pozzer e copertina della Domenica del Corriere